I tragici fatti di Corinaldo insieme allo sgomento, al dolore, allo sdegno hanno messo sotto la luce dei riflettori la musica e le parole del genere trap, chiuse fino a quel momento nelle cuffie e nelle stanze degli adolescenti.
Senza cadere nella tentazione del facile giudizio e del moralismo di facciata possiamo oggettivamente dire che la trap è uno dei fenomeni musicali del momento, è il genere più ascoltato nella fascia di età 9-16 anni (nel 2018 “Sfera e Basta” è stato l’artista più ascoltato in Italia su Spotify).
Il Faro con il progetto “Accanto a te” si mette in ascolto e cerca di sintonizzarsi con gli adolescenti, chiedendosi: cosa ci racconta e come ci parla la musica trap dei nostri ragazzi?
Principalmente forse del bisogno di raccontare la propria storia. Ogni pezzo trap è un racconto che parte dalla vita, che porta con sé un sogno, un desiderio inespresso, un disagio profondo. Storie di padri assenti e di futuri negati. Storie dove il futuro è una strada che non porta da nessuna parte e che si affaccia su vetrine inaccessibili. Una storia di periferia con il desiderio di uscirne e toccare il mondo che conta, quello che si vede nei video, sui cellulari.
Per questo motivo Accanto a te vuole essere uno spazio di ascolto, dove narrare se stessi, trovare le parole per dire ciò che si sente e per ascoltare il proprio desiderio.
E poi c’è l’ostentazione del denaro contante. La mazzetta di soldi in primo piano, fatta sventolare sotto gli occhi di chi ti ammira, per dimostrare che ci sei, che ce l’hai fatta. E qui un altro indizio ci aiuta a decifrare questo mondo, che è esattamente quello che noi abbiamo creato, mi diverto se consumo, esco dall’invisibilità se consumo. Esisto se consumo.
Accanto a te, senza porsi in posizione giudicante, vuole mostrare la prospettiva alternativa a questa logica. Esisto se creo. Io non sono un consumatore, ma un creatore di musica e di bellezza nel mondo.
La firma in primo piano è l’altra cifra di questa iconografia. Perché la scarpa, la felpa firmata, l’orologio d’oro sono il segno di appartenenza e il modo per poter essere davvero visibile ad un certo mondo. Ma ancora di più la griffe come attestazione indiretta del proprio valore secondo cui valgo se qualcuno garantisce per me.
Accanto a te vuole mettere al centro il bisogno di riconoscimento che ciascuno porta con sé e rispondere a questo con l’accettazione incondizionata del valore che ogni persona è in sé. Il tuo valore non dipende dalla firma di qualcuno ma dall’unica e irripetibile firma che metterai sulla tua vita.
La trap è una narrazione al maschile dove emerge chiaro il segno di un’assenza. L’assenza del padre. E di questa assenza le nuove generazioni fanno oggi una sintesi complessa e disfunzionale.
Accanto a te vuole accompagnare ad una consapevolezza del maschile e del femminile, della cura e del limite, della sicurezza e della regola, stimolando processi relazionali autentici, costruttivi, fatti per durare.
La droga, come mezzo per non sentire o per sentire qualcosa.
Un tentativo per controllare, gestire, spegnere l’insostenibile groviglio senza nome che a volte l’adolescente porta dentro di sé. In questo senso Accanto a te attraverso la narrazione delle proprie sensazioni, emozioni, dolori e della propria vita, si propone di accompagnare il ragazzo alla scoperta del proprio mondo interiore, dandogli un nome, un senso, gli strumenti per esprimerlo e per essere aiutato.
Colpisce della narrazione trap la concezione del tempo e la paura del futuro. Il passato da cui si viene è immerso nella nebbia, il futuro spaventa, l’unica cosa che esiste è il presente intriso dell’ansia di divorare il presente stesso perché il futuro pensato e temuto come distopico, offre solo scenari per nulla poco luminosi.
Essere accanto ai ragazzi e le ragazze di oggi fa necessariamente i conti con questa paura che abbiamo il compito di accogliere, comprendere e rielaborare.